MARGINE ALTO / al vivo
Un’inchiesta poetica sul lavoro educativo in forma scenica
di Elena Mauri e Stefano Ferrara
Fateci caso: quante persone attorno a voi (figli, fratelli, sorelle, genitori, parenti, amici, familiari di amici, conoscenti) si sono ritrovate a vivere una situazione difficile, a volte anche perdendo, o magari senza mai aver avuto, la propria autonomia?
Un disagio profondo, una malattia, una disabilità congenita, un incidente che cambia la vita di un’intera famiglia e che spesso resta solo un dolore privato, una fatica confinata tra le mura domestiche. Almeno fino a quando, per necessità o disperazione, non si inizia a cercare – qualcuno, qualcosa, una “soluzione”, un modo per aiutare a gestire questo carico così pesante.
Ed è allora – solo allora – che si scopre un mondo, visibile ma “appartato”, fatto da tante piccole associazioni, reti di servizi, cooperative, che esistono soprattutto grazie al lavoro – lavoro: professionale, qualificato – di chi quotidianamente le anima, dando loro corpo e significato: l’educatore professionale.
Una figura che, ad oggi, in Italia, risulta ancora opaca. L’educatore, infatti, viene, non di rado, confuso con l’insegnante.
Ma non sono la stessa cosa.
Cosa fa, dunque, l’educatore?
Cosa accade nel suo lavoro quotidiano?
Come vive quel carico che le famiglie e le istituzioni gli affidano?
E coloro che ne beneficiano: chi incontrano, cosa incontrano, come?
Ma soprattutto: quanto conosciamo davvero di tutto questo?
Poco, molto poco.
Ed è qui che nasce MARGINE ALTO: nel tentativo di trovare un modo che, con grazia e rispetto, potesse, non solo raccontare, ma far vivere, dal di dentro (più intimo), l’esperienza del margine. Margine di chi inevitabilmente viene emarginato, allontanato, ma anche di chi, silenziosamente, si muove con e su quei margini, cercando di elevare il “margine basso” a “margine alto” ed aprire così nuovi spazi di possibilità – l’educatore, appunto.
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